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mercoledì 21 marzo 2012

LA VERA CRISI GLI SPRECHI PUBBLICI



LA VERA CRISI IL COLABRODO
Ho letto questo fantastico articolo, niente di più vero, altro che crisi, tutti gli italiani (dipendenti, artigiani, commercianti, ecc...) senza gli sprechi vivrebbero nell'abbondanza.
In Italia non può esserci crisi perché la creatività, la capacità e  il gusto italiano non hanno pari al mondo.

PER RIEMPIRE LA VASCA DA BAGNO, PRIMA DI AUMENTARE IL FLUSSO DELL'ACQUA METTO IL TAPPO

Moltiplica 8.000 COMUNI anche solo per 10.000 euro all'anno di sprechi ed altro risultato 80.000.000 di euro bruciati.
Lo stesso vale per le migliaia di strutture pubbliche (ospedali, enti pubblici  vari, uffici, ecc...) presenti in Italia, vi lascio immaginare la cifra.
Dipendenti o lavoratori autonomi abbiamo voglia a lavorare 12 ore al giorno per stare a galla, milioni di euro di imposte sudate e versate, sprecate con una facilità impressionante, disinvolta senza alcun controllo.
Un malcostume diventato abitudine al quale noi stessi non facciamo più caso che però paradossalmente è la causa di tutti i nostri mali (è normale vedere milioni di euro sprecati per strutture iniziate e mai finite e quindi neanche utili alla collettività, striscia la notizia è piena di questi casi) .

Ecco L'articolo:
C’era da salvare l’Italia, ma forse è più giusto dire che c’era da salvare l’Italia così come si trovava.
L’Italia dei mille parlamentari e della moltitudine di assessori e consiglieri regionali.
L’Italia della corruzione dilagante negli incarichi pubblici.
L’Italia dei superstipendi degli alti dirigenti pubblici e degli ottimi stipendi, paragonati a quelli del settore privato, dei dirigenti intermedi.
L’Italia della galassia di partecipate pubbliche e dell’opacità amministrativa.
L’Italia dei rimborsi elettorali dei partiti e dei ristorni di fondi pubblici alle fondazioni private dei vari big sulla breccia da oltre vent’anni.
Per salvare tutto questo, ma al contempo raggiungere il pareggio di bilancio, è stato inevitabile un salasso fiscale, gran parte del quale, peraltro, lo sentiremo concretamente solo a partire da giugno 2012: ebbene sì, il peggio deve ancora venire.
Messa la toppa e garantita la salvezza di quell’Italia, si è iniziato a pensare a come far crescere l’altra Italia, quella dell’economia privata.
Perché, anche se l’obiettivo principale è stato, evidentemente, a posteriori, salvare quell’Italia, tornerebbe comodo a tutti, anche a quell’Italia, se l’altra Italia, nonostante tutto, crescesse un po’.
Si è partiti con le liberalizzazioni, ma poi, al netto di alcune incaute e trionfalistiche affermazioni iniziali del Governo, si è preso atto che le liberalizzazioni, da sole, non possono fare il miracolo: sono moltiplicatori, non fattori di crescita e, se il fattore di crescita sta a zero, zero per mille è comunque uguale a zero.
Si è quindi passati alla riforma del mercato del lavoro, ma anche qui, con la quadratura del cerchio ancora tutta da trovare, il Governo già comincia a mettere le mani avanti: questa riforma, di per se stessa, non può certo garantire il rilancio dell’occupazione.
A breve toccherà alla riforma del sistema fiscale, la cui bozza di delega è in discussione in Consiglio dei Ministri in questi giorni .
Una bozza che non prevede alcun tipo di riduzione delle imposte (nemmeno l’IRAP), semmai ne prevede di nuove (imposte ambientali per favorire la green economy) e per il resto formula vaghe promesse di restituzione dei maggiori introiti derivanti dalla lotta all’evasione fiscale, tema su cui la bozza si concentra in larga parte.
Tra il 2000 e il 2008, la spesa pubblica è cresciuta del 20%
Inutile dire che, quando arriverà il momento, verrà precisato che una riforma fiscale con queste caratteristiche, di per se stessa, può razionalizzare il prelievo e magari renderlo più equo, ma certamente non può rilanciare l’economia.
Dai e dai, a qualcuno verrà in mente che, per poter riprendere un percorso di crescita economica di questo Paese, sia necessario intervenire sul suo settore pubblico e parapubblico che non funziona, invece che sul suo settore privato che, nonostante una simile zavorra, ancora riesce a non collassare del tutto?
Dal 2001 al 2008, la spesa pubblica è cresciuta in termini reali di oltre il 20%: basterebbe riportare le lancette all’anno 2000, aggiornato con l’inflazione, e avremmo le risorse per fare qualsiasi cosa.
Non vi è da stupirsi che, per quanto accaduto sino ad oggi, il Governo tecnico abbia il pienosostegno dei partiti, delle istituzioni e, in senso più ampio, dell’establishment.
Vi sarà da stupirsi se, in assenza di questo auspicabile cambiamento di rotta, il Governo tecnico avrà domani il sostegno della gente.

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